Una visione sulla didattica a distanza di Sabrina Errigo


Una visione sulla didattica a distanza di Sabrina Errigo collaboratrice di Angelo Ivan Leone.

La connessione va e viene, qualche studente non si riesce a vedere, la voce di qualcuno arriva a scatti. Eppure eccoci qui, a darci appuntamento su qualche app o piattaforma apposita, per cercare di fare lezione. Per cercare di non perdere quello che chiamiamo classe. Per cercare di tenere vivo il desiderio di imparare insieme. I luoghi sono cambiati, si sono moltiplicati, non siamo più  tutti nella nostra aula, quel posto ormai familiare, a volte odiato a volte amato, ma pur sempre nostro e in fondo, amico. Ognuno si collega dalla sua abitazione, qualcuno si chiude in camera, lasciando fuori fratellini urlanti, altri si sistemano in salotto  o sul tavolo della cucina, con i gentori che vanno e vengono, lanciando occhiate furtive e curiose. Un luogo comune non c’è più, in questi tempi incerti, inaspettati e nuovi. Così l’essere insieme deve crearsi in altro modo, e allora diventiamo  grati a questa tecnologia che ha tanti pregi e tanti difetti ma che ora diventa l’unica modalità per non perdersi di vista. Reinventiamo la parola classe, riascoltando le voci particolari e uniche di tutti gli studenti, rivedendo, anche se soltanto attraverso un video, quei volti cari di compagni di banco e amici. E soprattutto riempiendo quelle ore di connessione di cose nuove da imparare. Perché imparare rende vivi, attivi, permette di viaggiare con la mente e con il cuore anche in questi giorni, in cui le mura domestiche possono apparire, in certi momenti, quasi quelle di una prigione. Una lezione di storia può dunque trasportarci tutti insieme in quel celebre anno 1000, nei nuovi campi coltivati, nelle rinnovate città piene di gente e attività, a bordo di una nave  di una repubblica marinara, pronta a salpare verso l’orizzonte. Oppure una lezione di geografia può portarci lungo i fiordi norvegesi ad ammirare quelle profonde insenature, o lungo il corso del Danubio, passando per Vienna, Budapest, Bucarest. Insomma, questo virus ci ha piegati, soffia impetuoso, ma non ci spezza. E noi cerchiamo di non far morire la scuola, tramite queste lezioni online, che ammettiamolo, pur presentando molto limiti, hanno anche qualche aspetto positivo; ogni studente ad esempio è solo davanti a quel libro, davanti alla domanda di un insegnante, senza la vicinanza concreta dei propri compagni, e questo può spronarlo a scommettere con se stesso, a giocarsela in solitaria con la sfida bellissima, anche se faticosa, del sapere, senza potersi nascondere  dietro a qualche confortante dinamica di classe. Forse un aspetto interessante è anche quello del far nascere quel sentimento prezioso e molto raro nei confronti della scuola: la nostalgia. Resistiamo dunque, restiamo connessi, aspettando con ansia il lieto giorno in cui potremo ritrovarci tutti insieme sui banchi, guardandoci realmente  negli occhi e crescendo insieme, senza la distanza che nessun schermo può davvero colmare. E questo, ricordiamolo, rimarrà sempre il modo più bello di fare lezione.

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