Il futuro chiama. Rispondere è cortesia!

 

Ieri la mia ineguagliabile, perentoria, ostinata fiducia nell’essere umano e nelle sue capacità è stata duramente messa alla prova. Per dirla alla Fallaci-autrice, giornalista-da sempre rappresentante del movimento Femminista italiano/ mondiale, direbbe “il mio cuore è più stanco delle mie parole”. Il suo apporto negli anni è stato mal interpretato, strumentalizzato, manipolato, fatto portabandiera di un’ideologia estremista, che invece di dare valore all’essere DONNA, al riscatto sociale/ familiare/ lavorativo della Donna, e nel caso specifico il raggiungimento della legalizzazione dell’aborto, è stato usato per trasformare la donna nella brutta copia dell’uomo, il “suo/ loro peggior nemico”. È stata negli anni ‘70 una grande battaglia, che condivido sicuramente per certi versi.  Il diritto all’aborto , così come il referendum a favore della legittimazione del divorzio, erano risultati dell’affermazione di un riscatto che voleva fino ad allora la donna succube, agnello sacrificale di una cultura retrograda, fortemente maschilista. Un matrimonio, magari pure combinato, interessato e “di interesse”, che giustificava qualsiasi maltrattamento, schiavitù, mentale, affettiva, sessuale. Ruoli ben definiti di attività ( maschile), passività ( femminile). Ma queste premesse storiche, non cancellano il fatto che la strada è però ancor lunga da percorrere. Si tratta di sradicare una mentalità da secoli strutturata, radicata, difficile da sanare, ma sulla quale assolutamente da lavorare, con l’apporto di tutti. Perché è di tutto il mondo. Non di uno specifico e parrebbe solo Parse. Persone, società, istituzioni, sono chiamate ad agire. Considerato  che ancora oggi, il lavoro di una donna viene sottovalutato in confronto ad un pari di genere ma di sesso diverso. Che bisogna far valere e combattere (per) la dovuta affermazione di quote rose e pari opportunità per spiegare al mondo intero, ad interi e in molteplici settori, che non vale di più un sesso, ma la cognizione di causa, la preparazione, la specializzazione, la professionalità. 

Ebbene quanto è stato legittimato qualche giorno fa, con un moderno veloce tweet riguardo la possibilità dell’uso arbitrario della pillola abortiva, lascia perplessi, soprattutto chi si fa ispirare dal monito “fai della tua vita un capolavoro”. Per natura e per deformazione professionale, analizzo i fatti valutandone tutti e 360^ della vicenda. Costruisco il mio cerchio col mio compasso intellettuale ed emotivo. E disegno, neanche fossi un astronomo che studia stelle ed orbite, gli spicchi che lo compongono. Non mi spinge nè un’adesione ad un pensiero politico/ propagandistico; nè un sodalizio spirituale/ religioso particolare. È un’indagine sociologica la mia, che ha l’obiettivo di farsi guidare dal semplice Buon Senso. 

Procedo considerando: da un lato vedo donne che perseguono il sogno di avere un figlio, percorrendo a volte assurde, frustranti, dolorose, laiche vie crucis moderne. Dall’altro non voglio considerare egoismi del dovere avere “per forza” figli, per i più personali motivi. Non discuto sulle ragioni di questo comportamento. Il primo motivo a cui viene da pensare è il lo step dovuto per ottenere il tanto agognato “riconoscimento sociale”,   (non lontano è l’intervento dell’On. E. Bonino che ricordava che non si è più o meno Donna se si hanno o non si hanno figli). Non posso condividere neanche chi si trincera dietro frasi “ è da incoscienti mettere al mondo figli, di questi tempi”. Risponderei colla domanda “cosa allora avrà mai spinto i nostri nonni, i nostri genitori ad imbarcarsi-in periodi di guerra, di recessioni economiche passate, di  del vivere e attesa di “farsi una posizione”- nella “sconsiderata” avventura di procreare. Forse è questo il nocciolo della questione. Si è attanagliati da PAURE su tutti i fronti. E si cerca di attenuare, se non scansare il problema con un più confortevole, comodo, spiccato e celebrato EGO! 

Un figlio è per sempre! Questo sì!

Comporta uno spirito di sacrificio, una continua attenzione che dura tutta la vita; “votarsi” incondizionatamente a qualcuno. Predisporre tutto, ribaltare le proprie priorità, indossare occhiali che di un binocolo copernicano abbiano la lungimiranza perché quella “nuova creatura” spicchi il volo! Un figlio non appartiene se non a sè stesso. Se non al mondo!

Posso capire anche problematiche economiche, personali, professionali. Di contesto familiare, sociale e culturale che possano portare alla scelta abortiva. Qui però penso alle eroine che (si veda il caso dei conflitti mondiali, di quello dell’ex Jugoslavia) quelle gravidanze le hanno portate avanti nonostante frutto di inciviltà, malvagità, sopraffazione, per un atto di speranza. Metto veramente sul tavolo tutti gli argomenti. 

Ancora: La concezione moderna di coppia, la difficoltà di trovare un compagno/a col quale condividere interessi, principi, posizioni, un cammino. 

Una società che costringe a scegliere tra una carriera è una famiglia. Fortemente discriminante, in sede di lavoro, tra le tante domande per valutare il candidato “ha intenzione di avere figli?”. Com’è che non viene rivolta ad un uomo! Studi qualificati di Altisonanti Università Anglosassoni, hanno tra l’altro accertato che una lavoratrice madre ha un rendimento di gran lunga superiore ad un collega. 

Per cui comprendo assolutamente quanto possa faticare una Donna a compiere una scelta piuttosto che l’altra. Ne cade la propria vita personale, lavorativa, sociale, economica, sentimentale. Un equilibrio psicologico messo a dura prova. 

Ma continuo a considerare: se ad una donna, Dio, l’Universo, la Scienza ha affidato l’arte del partorire, credo seriamente ci possa essere un motivo. Considerare che dare la Vita, è dare una Chance al mondo di: Cambiamento! Perché qualsiasi cosa faccia, sarà il neonato, avrà la LIBERTÀ di scegliere il suo futuro. Coi suoi naturali genitori, con quelli adottivi. Con anche solo un genitore che sappia trasmettergli AMORE. Noto che portando a compimento la gravidanza si può “affidare” a chi è nelle condizioni economiche, personali, di voler svolgere il duro compito del genitore, perché legittimare l’uso, ripeto assolutamente arbitrario e solitario di assumere una pillola con tutte le conseguenze del caso. Non è proprio come scegliere se prendere un antinfiammatorio o un antidolorifico. Come molte vicende soprattutto di questo periodo, viene spontaneo tornare a ribadire che LE DESIDERATE, COMBATTUTE, VOLUTE, ACCLAMATE LIBERTÀ, necessitano sempre di un forte senso di RESPONSABILITÀ, e magari una riflessione in più. “Solo” e “ soltanto”, questo!

“Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto , in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: si c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo”. “Lettera ad un bambino mai nato”O.Fallaci



Dott.ssa Simona Orlando

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