SEN LUMIA : 25 APRILE SIA GIORNATA DELLA MEMORIA
25 aprile sia giornata della memoria e dell’impegno
BY ADMIN · 25 APRILE 2016
La liberazione dal nazifascismo sembra una data lontana, sfuocata nella memoria e debole nell’impegno.
Se guardiamo in faccia la realtà, ci accorgiamo facilmente che nelle nuove generazioni non rimane traccia della memoria e non c’è nessuna tensione verso un impegno conseguente, che trovi legami col 25 aprile. “Stracciarci le vesti” non serve, non ci aiuta neanche la supponenza nostalgica. Bisogna comprendere che gli ideali del 25 aprile si sono compiuti: viviamo in un Paese libero e democratico.
Se guardiamo in faccia la realtà, ci accorgiamo facilmente che nelle nuove generazioni non rimane traccia della memoria e non c’è nessuna tensione verso un impegno conseguente, che trovi legami col 25 aprile. “Stracciarci le vesti” non serve, non ci aiuta neanche la supponenza nostalgica. Bisogna comprendere che gli ideali del 25 aprile si sono compiuti: viviamo in un Paese libero e democratico.
Anche in Europa si vive la stessa condizione, per cui non ci troviamo di fronte a contesti che caratterizzarono quel passaggio tragico della nostra storia. Ma sarebbe sbagliato trarre la conclusione che il 25 aprile va messo in soffitta e affidato solo alla ricerca storica. Non è così. Le sfide che abbiamo di fronte riaprono innanzi alle nostre coscienze scenari foschi e opportunità senza precedenti. Basti pensare all’avanzata dei nazionalismi, spesso segnati da culture xenofobe e velatamente o esplicitamente impregnate di approcci fascisti e autoritari. E’ di queste ore la notizia che anche l’Austria approda verso lidi politicamente preoccupanti. Liberarsi dal terrorismo e dalle mafie, così pure da idee anti immigrazione vuol dire riprendere il filo della memoria e una dimensione progettuale carica di valori come pure di innovazioni che possano trarre dal 25 aprile ispirazioni e stimoli.
Gli storici in questi giorni riprendono una riflessione che ci fa capire sempre più che nella lotta al nazifascismo parteciparono più culture e più movimenti. Non bisogna trascurare nessun filone e ricordarsi sempre che anche gli ebrei diedero un loro contributo di lotta e di resistenza, come anche pensieri legati a popolarismo cristiano e a quello liberale e repubblicano, senza mai trascurare il contributo prezioso che le varie sinistre seppero offrire al cammino positivo di quei tragici anni. La condivisione e l’unità sui valori fondamentali diedero vita a delle Costituzioni, con in testa quella italiana, di cui ancora oggi andiamo orgogliosi e sentiamo il bisogno di liberarne tutte le potenzialità. Si gettarono anche le basi per quella che chiamiamo Europa, con tutti i suoi travagli di cui oggi ne avvertiamo limiti e pericoli di regressione.
Ecco perché la memoria del 25 Aprile non può essere solo una giornata ma deve diventare un percorso da coltivare giorno dopo giorno, sicuramente nelle scuole, nelle università e in tutti i centri di ricerca e di produzione culturale a partire dai mass media, ma deve anche essere uno stile che accompagna il confronto politico e le mete che in Italia e in Europa dobbiamo raggiungere in termini di nuovi profili della giustizia sociale, dei nuovi assetti istituzionali e della costruzione degli stessi Stati Uniti d’Europa. Così sapremo far vivere il 25 Aprile nella dinamica quotidiana della formazione delle coscienze soprattutto nelle nuove generazioni chiamate a nuove sintesi culturali e di sviluppo, di pace e di uguaglianza, di fraternità e di cooperazione.
Mi permetto di segnalare che anche la Sicilia, spesso pensata così lontana dal fronte dove si misurarono i partigiani e la lotta antifascista, ha dato un suo contributo con personalità di alto valore già riconosciute e altre meno note che andrebbero riscoperte, comunità per comunità, come sta cercando di fare l’Associazione dei Partigiani. Sarebbe importante in quest’ottica di memoria e di impegno riprendere la storia di Placido Rizzotto, partigiano di Corleone, che nelle lontane vallate delle Carnie si batté contro il nazifascismo al servizio del Paese e di ritorno a Corleone seppe mettersi alla guida di un movimento contro le mafie, antesignano di quel binomio “legalità e sviluppo”, che oggi riconosciamo come una delle dimensioni più avanzate per la lotta alle mafie. Il libro di Dino Paternostro, che ne racconta la vita, e il film di Pasquale Scimeca sono dei documenti straordinari che ancora oggi possono destare l’attenzione e motivare tutti, a partire dai nostri giovani.
Giuseppe Lumia
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